Associazione

Gruppo folk "Su Pottabi"

Categoria
Culturale
Descrizione
Il “Gruppo folk Su Pottabi” vede ufficialmente la luce il 25 Luglio 2001, per volontà di un gruppo di appassionati che vogliono recuperare, fin dove è possibile, le proprie radici e le proprie tradizioni. Si è scelto il nome “Su pottabi” per la doppia valenza, antica e moderna, che si può ricollegare ad essa: Samassi, infatti è situata in pieno Medio Campidano e il suo centro storico è caratterizzato dalle grandi case campidanesi in ladiri con portali in legno, “is pottabis”, appunto; ma “portale” oggi ha anche un significato diverso che ricollega direttamente ad internet e quindi a una rete mondiale a cui tutti possono accedere. L’associazione ha lo scopo di ricercare, promuovere e divulgare la cultura e il folclore sardo e samassese in particolare, attraverso tutte le sue espressioni, specie per quanto riguarda il ballo sardo tradizionale e la ricostruzione storica del costume tipico samassese. Si è giunti, quindi, al rifacimento documentato del costume maschile e di diversi modelli di quello femminile di cui uno reso possibile grazie alle stampe ad acquarello di Benedetto Nicola Tiole, ritratte nell’arco della sua lunga permanenza in Sardegna risalente agli inizi dell’800, il quale attraversò la Nostra isola da un capo all’altro disegnando i costumi che incontrava e che più lo colpivano. Grazie al lavoro di ricerca e meticolosa ricostruzione, possiamo con fierezza dire che il nostro costume di Samassi che ci caratterizza è risalente alla fine del 700, ed è così composto: Il costume femminile di cui Samassi possiede due versioni, una del 1819 e una del 1850 circa in poi, è composto in entrambi i casi dagli stessi elementi. Sul capo porta una cuffietta rossa su cui appunta i vari munkadòris in lino bianco quello più antico e in seta quello più recente. Sopra questi veniva indossato su shallu conservato in diverse varianti: lino bianco, lana marron, seta viola e tibet nero. Sa kamìsa è in tela bianca riccamente arricciata nello scollo e nelle maniche e ricamata ai polsi e anteriormente. Su di essa si indossano is pàbas, stretto corpetto smanicato in velluto o in broccato a fiori. Per le giornate importanti o di festa si indossa su gippòni, un giacchino in velluto operato che sul dorso copre solo le scapole, nella versione del 1819, mentre è in tibet di cotone nero accollato e lungo sino alla vita in quello della seconda metà dell’800. Sa unnèddha, in panno rosso, è arricciata in vita e arricchita da larghe pieghe (1819), altrimenti è realizzata in “imbordau”, tela di cotone a strisce rosse e blu ed una fittissima plissatura. Sulla gonna si porta su davantàgliu, in panno rosso o in seta stampata bordata di pizzo. Ai piedi la donna indossa is mìggias bianche e is krapìttas nere. Interessanti sono anche i gioielli come gli orecchini in oro e corallo detti “lòrigas”, le collane in corallo rosso, le catene in argento, le spille in filigrana e i bottoni. Il costume maschile è caratterizzato da sa barritta in orbace o in panno rosso o nero. Sa kamìsa di tela bianca ha una fittissima arricciatura al collo, all’ attaccatura delle maniche e ai polsi. Può essere più o meno ricamata e sul davanti si possono avere tre o quattro piccole pieghe. Sopra la camicia si indossa su kroppettu, un gilet di orbace o panno nero sul davanti e in tela scura sul dorso. Ha uno scollo ovale con un piccolo colletto in velluto ed una doppia fila di bottoni. Inferiormente l’uomo Samassese porta un gonnellino di orbace o panno nero (unnèddh’i arroda), bordato di velluto scuro, finemente arricciato in vita. Sotto il gonnellino si usano is krattsònis, ampi pantaloni di tela bianca o lino che sotto il ginocchio vengono infilati dentro is kràtsas, gambali in orbace nero col risvolto in velluto, che possono essere anche in cuoio o in pelle. Nella prima metà dell’800 veniva indossato anche su collettu sopravveste di pelle il cui uso è documentato dalle stampe del Della Marmora e del Tiole. Si tratta di una sorta di scamiciato in pelle che copriva parte del gonnellino ed era allacciato sui fianchi da lacci che venivano poi coperti da una larga fascia anch’essa di pelle. Documentato anch’esso dalle stampe è il cappotto in orbace nero chiamato su sereniccu. Riccamente decorato con pezze in velluto rosso, ha un grande cappuccio da cui pendono delle nappine che possiamo trovare anche nei gomiti e sul davanti. Viene indossato come un mantello e chiuso all’altezza del collo con fermagli in argento lavorato. Da pastori e contadini inoltre veniva indossato anche la mastruca o best’ ‘e peddhi in uso sino ad alcuni decenni fa. Il gruppo Folk Su Pottabi oltre alla ricostruzione dei costumi tipici e il ballo sardo, accede ad un'altra parte importante della nostra cultura attraverso il teatro in limba sarda, che ripropone commedie teatrali dei più grandi commediografi sardi. Altre tappe fondamentali della vita del gruppo sono state le numerose vetrine che ci hanno dato visibilità nel corso degli anni con la partecipazione a Sagre e Processioni importanti per la nostra isola e non solo.
Indirizzo
Orari
Lunedi: dalle 18:30 alle 21:00
Telefono

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